La vita

L’uomo, l’artista, l’insegnante

This is a demo image

AUTORITRATTO - 1958

This is a demo image

Personale alla “Garitta” - 1968

Il pittore con Dr. Gianni Arnoldi

This is a demo image

Consegna del Premio “Sant Ambroeus” - 1977

This is a demo image

Con Tironi, Fornoni e Ghezzi

This is a demo image

Caravaggio:

Premiazione al “Primo Concorso del miniquadro” - 1979

This is a demo image

Personale alla “Grafica & Arte Bergamo” - 1981

Con i fratelli Agazzi

This is a demo image

Altra immagine della Personale con i fratelli Agazzi e il figlio Lucio

This is a demo image

Consegna “Gran Premio Tavolozza” - Lecco - 1982

This is a demo image

Ritiro del “Premio Internazionale della Critica”

Bologna - 1983

This is a demo image

Consegna del “2 Trofeo Nazionale Città di Lecco” 1983

This is a demo image

RITRATTO DI MARIALUISA

This is a demo image

VECCHIO CON CHITARRA

This is a demo image

IL PAGLIACCIO E LA BALLERINA

This is a demo image

LA BENAGLIA

This is a demo image

VERSO I PRATI ALTI

This is a demo image

VIANDANTI

This is a demo image

INCONTRO A CALA TARIDA (Ibiza)

Michele Agnoletto

 

Il Circolo Culturale “G. Greppi”, ha progettato di predisporre un’ampia mostra antologica di Michele Agnoletto, nel ventesimo anniversario della sua scomparsa, accompagnandola con una consistente pubblicazione monografica a testimonianza del talento e della passione che hanno animato il suo impegno artistico nel campo della pittura e della scultura.

 

Singolare figura di artista, Michele Agnoletto nasce il 3 marzo 1912 nella patriottica cittadina di Bassano del Grappa, luogo d’origine dell’illustre famiglia dei pittori Da Ponte. Si trasferisce poi a Torino e quindi a Milano con la famiglia, che segue gli spostamenti del padre, dirigente industriale. Per questa ragione il giovane compie studi dapprima all’Accademia Albertina di Torino, quindi all’Accademia di Belle Arti Brera di Milano, sotto la guida esperta di Aldo Carpi. Un riuscito autoritratto eseguito a 16 anni ne rivela la precoce attitudine artistica. A Milano frequenta anche la Scuola Professionale d’Arte Cristiana, con sede in via della Signora, dove, nel 1934, conclude gli studi e si diploma. Per un certo periodo segue i corsi di affresco alla Scuola Superiore del Castello Sforzesco.

 

Nel 1934 Agnoletto apre uno studio a Milano dove svolge l’attività di “Decorazioni artistiche” comprendente anche soggetti di arte sacra. Di quell’epoca rimane un manifesto realizzato nel 1936, in occasione del XIV Gran Premio di Monza.

 

Nel 1937, arruolato per il servizio militare, frequenta il Corso Allievi Ufficiali alla Scuola di Salerno.

 

Alla scuola di pittura all’Accademia di Brera, dove insegna anche Benvenuto Disertori, sono suoi compagni di studi Bruno Cassinari, Ennio Morlotti, Trento Longaretti e Luigi Plebani Madasco.

 

Nel 1939 ottiene il diploma di licenza per il corso di pittura ed inizia l’insegnamento del disegno all’Avviamento Agrario di Baggio (MI) dove conosce la moglie Piera, che sposerà nel 1941. Nel 1940 è richiamato per la guerra. A Roma, nel giugno 1942, ha luogo la Mostra degli Artisti Italiani in Armi, alla quale Agnoletto espone tre lavori. Il dipinto La partenza viene acquistato dal Ministero della Guerra. Il pittore descrive, con toni grigi e tristi, una partenza dalla stazione, con una struttura compositiva che mette al centro i personaggi. Sul finire del 1942 viene congedato per ragioni di salute. Per sottrarsi ai pericoli della guerra, nel 1943 sfolla con la moglie Piera e il piccolo figlio Mario da Milano, dove abita, a San Pellegrino.

 

Inizia a risiedere a Bergamo nel 1945. Nel settembre di quest’anno presenta la sua prima esposizione personale alla “Galleria Tamanza” di Bergamo. Sono in mostra una trentina di opere comprendenti paesaggi di genere agreste, ritratti, composizioni con figure e nature morte. A questo periodo appartiene il ritratto Piera al pianoforte. Accanto ad un amoroso studio del vero, la sua pittura rispecchia “un incontenibile desiderio di sognare e di trasfigurare”.

 

Nel 1946 riprende l’insegnamento del Disegno. E’ impegnato al Liceo Scientifico “F. Lussana” e alla Scuola Media. L’anno successivo prende parte alla Prima Mostra Nazionale d’Arte Sacra, allestita presso la Scuola “Tre Passi” di Bergamo, dove presenta Adorazione dei Magi e Crocifissione. In quest’ultima opera, definita con intonazioni cromatiche pacate, risalta l’idea che il sacrificio di Cristo redime l’umanità. Lo stesso anno ottiene favorevoli riscontri con un’altra opera d’arte sacra: Il sogno di Elia, che espone alla Mostra Nazionale d’Arte Sacra presso l’Angelicum di Milano. La preparazione specifica acquisita alla Scuola d’Arte Cristiana gli permette di affrontare con perizia la pittura a soggetto sacro, in parte condizionata dai canoni della tradizione, elaborando il tema con gusto moderno, con soluzioni coloristiche calde e serene, e con una notevole ricchezza di immagini. Pochi anni più tardi, nel 1952, il pittore presenta una mostra personale che viene allestita nei locali della Scuola “Petteni”, dove egli insegna. Il preside Don Emilio Rota, che presenta la mostra, fa osservare che Agnoletto ha il dono di piacere immediatamente per le sue tonalità varie e gradevoli, per il suo disegno preciso e concreto, per un’umanità vissuta e rielaborata nella sua squisita anima d’artista.

 

Profeta ebreo. Si inoltra nel deserto e si addormenta sotto una ginestra. Un angelo lo tocca dicendogli “alzati e mangia”. Trova miracolosamente una focaccia e una brocca d’acqua. Dopo quaranta giorni di cammino raggiunge Oreb, il monte di Dio.

 

Il pittore interpreta le Tre vecchie che chiacchierano, una piacevole veduta di Piazza San Marco, e, tra i soggetti sacri, espone Il Cieco di Gerico, con una simbolica illuminazione che avvolge il corpo di Cristo, mentre compie il miracolo. Il Cieco e l’accompagnatore sono l’elemento umano, in penombra, che viene avvicinato a quello divino, il Cristo inondato di luce, che protende la mano nel gesto salvifico. Il volto della figura che trascina il Cieco è tanto espressivo che da solo rappresenta tutta la folla intorno al misero.

 

Negli anni successivi, Agnoletto presenta le proprie opere a varie esposizioni collettive. Dal 1961 al 1966 è docente di prospettiva e storia dell’architettura ai corsi serali di decorazione e costruzione della Scuola d’Arte applicata “Andrea Fantoni” di Bergamo. Nell’orario diurno insegna all’Istituto Tecnico per Geometri e all’Istituto Tecnico Industriale. Nel 1968 partecipa alla Mostra degli insegnanti artisti che si tiene a Firenze. Lo stesso anno presenta una ricca esposizione personale alla Galleria “La Garitta” del Circolo Artistico Bergamasco. Vi compare Natura morta con chitarra. Con colori vivi ma contenuti ed espressione moderna, vi sono rappresentate una chitarra classica ed una clavietta posate sopra un tavolo. Oltre la finestra una veduta di Bergamo alta. Con il gruppo bronzeo Pietà Agnoletto dimostra di saper realizzare un classico episodio di storia sacra con una raffigurazione plastica dotata di genuina intensità espressiva. Nel commentare la mostra il prof. Marcello Ballini, avverte che il pittore ha dedicato gli ultimi anni ad un maggior ripensamento, ad un affinamento, ad una più compiuta attenzione a quel mondo che è motivo, fra i maggiori, della sua pittura, quello stesso della gente umile, più a contatto con le crude avversità della vita, a fianco di quell’altro, d’argomento religioso, che egli non ha mai trascurato in tutta la sua carriera. Per l’uno e per l’altro l’inscindibile legame fra ciò che dice e ciò che è, in compiuta coerenza d’uomo e d’artista… L’anno successivo è presente alla Mostra dell’autoritratto che si svolge alla medesima Galleria “La Garitta”. Nella serie degli autoritratti è esposto quello dipinto a 56 anni. Sempre nel 1969, una sua personale è allestita alla Galleria d’Arte Moderna di Milano. Vi compaiono i bassorilievi in bronzo Bagnanti I e II, ed il suggestivo dipinto Viandanti. Gli studi dedicati ai cavalli, tra cui Cavalli Bradi, saranno sviluppati anche negli anni seguenti. In particolare Agnoletto dimostra di saper raffigurare con sicura competenza cavalli scalpitanti, ferventi d’energia, rappresentati in gruppo o da soli, sopra uno sfondo naturale in campagna o sulla riva del mare. Al Palazzo del Turismo di Milano prende parte ad una collettiva nel 1971 dove espone vari oli e bassorilievi. Lo stesso anno è presente alla Mostra Internazionale “Michelangelo d’oro” che è allestita al Palazzo Ducale di Massa, ed alla Mostra Nazionale d’Arte Sacra di Piacenza dove espone il bassorilievo Sacra Famiglia. Nel 1972 prende parte a diverse collettive, tra cui l’esposizione dei diplomati di Brera allestita a Milano. Qui presenta le sculture a tutto tondo Trottatore e Mariagrazia e le tele Giovani amanti e Sera. Vince una targa al 1° Concorso di pittura e scultura di Albino. Alla Nona rassegna nazionale di pittura, Premio S. Ambroeus, promossa dal Comune di Milano, nel 1977 ottiene il diploma di merito con l’opera intitolata Tragedia del Friuli. Il grave terremoto che devasta il Friuli nel 1976, coinvolge in modo sensibile il pittore che dipinge una serie di opere ispirate a questa crudele calamità che causa un consistente numero di vittime. Nella citata opera Tragedia del Friuli, il pittore rappresenta, con particolare sensibilità, commosso realismo e grande intensità lirica, una coppia di sposi che fuggono dalla sciagura. Dietro di loro solo rovine di case, ed un cane che fiuta. L’uomo reca in spalla un sacco con quanto è rimasto delle loro cose. La giovane, che indossa una camicetta rossa, regge con le mani l’infante muovendosi in modo precipitoso, preoccupata solo di allontanarsi al più presto. Anche altre opere dedicate a questo tragico evento contengono analoga intensità lirica. Alcune visioni del Trentino, la tela Pietà, che tratteggia, con colori tenui quasi lividi, un muratore ferito che viene soccorso da due compagni di lavoro, il dipinto di genere.

 

I tre giocatori, assieme ad alcune significative sculture a tutto tondo, tra le quali Adolescente e San Giovannino, sono esposti alla mostra personale del 1978 presso la Galleria “La Simonetta”. Nel settembre dello stesso anno, l’Accademia Italia di Salsomaggiore Terme nomina Michele Agnoletto “Accademico”. Al termine dell’insegnamento, nel 1978, il pittore può finalmente dedicarsi a tempo pieno all’attività artistica. Si trasferisce con la famiglia in un verdeggiante rione di Caprino Bergamasco.

 

L’anno seguente[1979] prende parte con successo alla 1ª Mostra Permanente della Pinacoteca Internazionale organizzata dall’Accademia Italia di Salsomaggiore Terme. Vi espone il dipinto Fantasia veneziana che tratteggia un inconsueto incontro tra una ballerina ed un arlecchino chitarrista in un’ombrosa calle di Venezia. Interessante la multiforme gradualità dei rossi.

 

Le ballerine sono un soggetto caro al pittore che non le ritrae durante il ballo, ma nel camerino, mentre si preparano allo spettacolo o mentre si riposano, oppure le propone in perfetta tenuta da ballo, con il tutù, assieme ai personaggi della Commedia dell’Arte italiana. All’esposizione collettiva promossa dalla Galleria “La Simonetta”, mette in mostra Il Maniscalco, caratteristica figura di artigiano che applica i ferri a un grande cavallo bianco. Al Gran Premio “La Tavolozza” di Lecco vince il primo premio per la scultura con il bassorilievo Nudino, e una coppa per la pittura. Vince una coppa anche al Concorso del Miniquadro di Caravaggio con il dipinto Arlecchino ebbro. Con grande efficienza, quest’anno Agnoletto presenta un gruppo di opere ad una esposizione collettiva alla Galleria Tasso di Bergamo. In mostra vari dipinti tra cui Incontro a Cala Tarida, Mendicanti, Cavalli a Santa Eulalia. Alla Galleria “La Tavolozza” di Lecco, il pittore presenta, tra le varie opere, il bronzo a tutto tondo Bagnante, il dipinto L’omino della musica, originale per la vivace interpretazione e per la ripresa di schiena dei personaggi, ed una veduta di Ibiza. Nel novero delle immagini riservate alla gente umile, vi è un Mendicante con chitarra che reca sulle spalle le sue povere cose. I valori delle tonalità cromatiche traducono con lirismo poetico il senso di tristezza che avvolge il personaggio. A questo periodo appartengono alcuni felici disegni ed acquerelli tra i quali risalta, per freschezza di toni e grande luminosità, Testa di donna. Nel mese di aprile il Comune di Bergamo, in considerazione del lungo periodo di insegnamento artistico, assegna a Michele Agnoletto il diploma di benemerenza con medaglia d’argento.

 

Sempre nel 1979 il pittore conclude Crocifisso per la Chiesa di San Gregorio Barbarigo al Monterosso, realizzato con grande religiosità e con intensa applicazione. Per valutare l’ispirato impegno sviluppato da Agnoletto, risulta illuminante lo scritto, con il quale l’autore spiega la lunga preparazione necessaria ad eseguire il crocefisso: Ho cominciato a pensare al Cristo Crocifisso nel lontano 1942, nel letto di un Ospedale, dopo aver ricevuto l’Estrema Unzione. La morte mi appariva come dolorosa separazione dai miei cari, ma anche come inizio di una nuova vita meravigliosa. Dissi allora a mio padre, che era al mio capezzale, di consolare mia madre, mia moglie e i miei fratelli poiché io non facevo altro che precederli e che li avrei attesi là dove è la vera vita, e posso dire che mi sentivo sereno, quasi felice! In questo Crocifisso ho cercato di esprimere tutto

 

il mio pensiero, frutto di tanti anni di meditazioni e di esperienze sulla vita e sulla morte, pensiero che ritengo profondamente cristiano, “Laudato sii, mi Signore, per sora nostra morte corporale, da la qual niuno omo vivente può scappare” dice San Francesco, ed io debbo dire subito che molto mi sono attenuto alla concezione francescana. Ho voluto, in sostanza, creare un’immagine il più possibile serena, dove anche la morte è sorella. Il Cristo è ancora vivo e il Suo sguardo è rivolto verso quel gran fascio di “luce” che rappresenta il Padre. Il Suo corpo pare quasi che stia per volare verso l’Alto, con le braccia aperte come ali, leggero e sereno, come simbolo di quella fede che, sola, può vincere ogni nostra ansia, ogni nostro dubbio, ogni nostra sofferenza terrena. Ho cercato, soprattutto, di realizzare un’immagine capace di suscitare in chi l’osserva pensieri e sentimenti non superficiali, ma, al contrario, intimamente collegati alla propria esistenza. E proprio per tale ragione ho evitato di soffermarmi in particolari di effetto, che spesso non raggiungono altro risultato se non quello di distrarre l’osservatore. Posso aggiungere, infine, che ho pensato di rappresentare in una sola immagine “Crocifissione e Resurrezione”.

 

Con il dipinto La ballerina e il pagliaccio, che raffigura una ballerina a cavallo nel Circo, in compagnia di un clown, nel 1980 il pittore ottiene una targa con medaglia aurea al Concorso indetto dall’Accademia Italia di Salsomaggiore Terme. Con le formalità ufficiali previste per queste nomine, quest’anno gli viene conferito

 

il titolo di “Accademico” dall’Accademia Tiberina di Roma. Alla mostra benefica per i terremotati del Sud, organizzata dalla Galleria “Grafica e Arte Bergamo”, partecipa con l’opera La terra non trema più, che mostra una giovane famiglia sopra un mucchio di rovine. Nel 1981 Agnoletto è ospite alla “Grafica e Arte Bergamo”, con opere di pittura e scultura, per una personale. In esposizione un elegante gruppo di cavalli vigorosi nel prato antistante una veduta de La Benaglia. I Nomadi descrive un cavallo che arranca con fatica al traino del carrozzone condividendo la mestizia di una povera famigliola  che percorre la strada a piedi. In Vecchia Bergamo dispone in piazza Vecchia le maschere Arlecchino, Brighella e Pantalone.

 

Giannino Cascardo, che lo introduce, osserva che Due sono i filoni di ispirazione: la testimonianza nei confronti di un’umanità povera, provata da una vita stentata e difficile e, in contrap-posizione, il mondo gioioso e spensierato delle maschere e della danza. Occorre rilevare che, mentre il misero oppone un’ammirevole e serena compostezza alle traversie, mai accasciandosi nella cupa rassegnazione, di converso un velo di tristezza fascia maschere e ballerine, ammorbidisce lo scattante gesticolare e la sfrontata allegria di un Brighella o di un Arlecchino. Sono temi suggeriti forse dal subconscio desiderio di accostare due mondi cari all’artista: quello raffinato e un po’ decadente della Venezia d’altri tempi e quello più rustico ma certo più genuino e spontaneo della Bergamasca ancora agricola e piccolo artigiana. Secondo Cascardo, il pittore cesella su piani in profondità silhouettes di paesaggi, stende velature e sfuma case e tetti, pone in primo piano figure ricche di colore. La scrupolosa ricerca di perfezione nel disegno e nello studio della tavolozza hanno affinato la tecnica di Agnoletto in modo tale che oggi sembra facile e scontata ma un’attenta osservazione permette di scoprire il notevole equilibrio compositivo, la coordinazione dei gesti, il fattore luminoso che esalta curve e particolari, l’accostamento di tonalità che si sostengono l’un l’altra… Questo stesso anno Agnoletto, che è abituato a presentare la sua produzione in diverse città della Lombardia, dove ha un nutrito gruppo di collezionisti e di ammiratori, espone nuovamente una sua personale alla Galleria “La Tavolozza” di Lecco. Tra i lavori esposti Il Pastore, Il fabbro, La madre, Città alta e Verso i prati alti. E’ presente anche alla Galleria “La Garitta” per un’esposizione benefica, a favore del recupero dell’ex Monastero di San Fermo, ed alla mostra presso il castello di Montalbo di Ziano, in provincia di Piacenza, organizzata dalla cooperativa d’arte “La Meridiana”. Al l° Gran Trofeo di Carenno 1982, programmato dalla Galleria “La Tavolozza” di Lecco, Agnoletto ottiene una coppa per l’opera Arlecchino e Pulcinella raffigurati mentre eseguono un concertino nei pressi di un canale veneziano, non lontano da Piazza San Marco. Lo stesso anno, alla collettiva presso la Galleria “La Garitta”, espone il dipinto La cena di Emmaus. L’anno seguente [1983]  vince il 2° Trofeo Nazionale “Città di Lecco” con il dipinto Amici, romantica visione di un’amicizia tra l’uomo e il cane, amicizia che non delude mai. Riceve anche il diploma di merito della Biennale Internazionale della Critica di Bologna, promossa dalla direzione nazionale di “Ventesimo Secolo”. Al suo attivo il pittore vanta anche una notevole produzione di arte sacra, carica di spiritualità, che comprende grandi bassorilievi in bronzo realizzati per cappelle di famiglia in vari cimiteri. Numerosi suoi bassorilievi, dipinti e affreschi a soggetto sacro si trovano in luoghi religiosi. Le composizioni scultoree, eseguite con scrupolosa finezza, ripropongono, soprattutto nei bassorilievi, un’ispirazione analoga a quella dei dipinti, ma con risultati plastici suggestivi. Numerose sono le figure modellate a tutto tondo, di genere sacro come Pietà, Testa di Cristo, San Giovannino e profano, come Adolescente, Bagnante, Mariagrazia, Trottatore.

 

La spontanea abilità nel disegno che scava nel profondo delle cose, alla ricerca dell’intima espressione del soggetto trattato, si gusta molto nei carboncini, nelle incisioni e nelle chine, ma si apprezza altresì, come struttura portante, in tutte le opere, dagli acquerelli agli oli, ai lavori di scultura. Michele Agnoletto si esprime in chiave figurativa con un inconfondibile stile personale. La sua varia opera pittorica si avvale di un ricco cromatismo, mantenuto in felice equilibrio entro modulazioni di intensità contenuta. Il pittore stende il colore sulla tela con pennellate corpose o con la spatola, i toni sono caldi, la luminosità avvolge in una stessa atmosfera tutti gli elementi del dipinto. Con felice estro poetico, Agnoletto affronta tutti i soggetti, dalla figura al paesaggio, alla natura morta. Singolari sono i suoi cavalli agili e vigorosi, i buoi all’abbeverata, le greggi con i pastori. Delicate le graziose ballerine, i ritratti di bimbo, le modelle. Molto interessanti risultano essere i personaggi di scene di vita quotidiana rappresentati con i loro sentimenti autentici, le loro vicende umane ed esistenziali.

 

Alcune composizioni, calate nella problematica sociale, sono ispirate a calamità naturali come il terremoto del Friuli, l’alluvione del Polesine, o a persone in condizione di disagio come gli emigranti. Molta attenzione il pittore dedica anche alle maschere della commedia dell’arte, interpretandole con espressioni e atteggiamenti genuini e non convenzionali, densi di umanità e di poesia. Ricche di significati intrinseci sono le opere di pittura e di scultura dedicate all’arte sacra.

 

Dopo la morte, avvenuta a Bergamo il 16 giugno 1984, l’Accademia Italia di Salsomaggiore Terme lo ricorda con una pubblicazione nella quale Marina Neri, con un ispirato commento, osserva che: "Lontano dalle espressioni e dalle inquietudini della moderna civiltà del progresso e del materialismo, la pittura di Agnoletto da sempre propone alla nostra attenzione immagini che hanno il fascino delle tradizioni e delle antiche consuetudini, uomini e cose che pur non facendo ormai più parte della nostra quotidiana realtà, restano cari e preziosi nei ricordi di ognuno di noi. La sua opera sa pertanto percorrere le vie più insinuate di ogni cuore e comunicare profondi messaggi di serenità e di sincero amore, con la semplicità che è delle cose e dei fenomeni più autentici e naturali…"

 

Il pittore Agnoletto, ha esercitato un’impegnata attività di docente di disegno e di storia dell’arte in vari istituti scolastici: dalla Scuola Media all’Avviamento Commerciale, dalla Scuola Magistrale all’Istituto Tecnico Industriale, al Liceo Scientifico, alla Scuola d’Arte applicata “Andrea Fantoni”.

 

Ha illustrato diversi romanzi e antologie per le scuole medie ed ha pubblicato un considerevole numero di testi per le scuole medie, per i licei scientifici e per gli istituti magistrali. Molti di questi libri di testo sono stati realizzati in collaborazione con l’amico e collega prof. Luigi Plebani Madasco, assieme al quale egli aveva frequentato l’Accademia di Brera a Milano.

 

Sulla sua impegnata attività di docente, di seguito è destinata un’apposita sezione che riporta uno scritto del prof. Marcello Ballini ed alcune osservazioni dello stesso Agnoletto rivolte agli studenti ed agli insegnanti, desunte dalle prefazioni di alcuni suoi libri.

 

Nel pregevole saggio introduttivo, il critico d’arte Don Lino Lazzari interpreta, con autorevole competenza, l’opera pittorica e scultorea di Michele Agnoletto. Seguono le testimonianze di alcuni critici d’arte che hanno scritto saggi sul pittore.

 

La parte più significativa di questo volume, rappresentata dalle riproduzioni fotografiche, è stata curata, con grande competenza da Aldo Monti, contitolare della casa editrice Artigrafiche Mariani & Monti che ha pubblicato il volume. Aldo Monti, che è Presidente del Circolo Culturale “G. Greppi”, si è occupato, con particolare perizia, anche del progetto grafico dell’opera.

 

Michele Agnoletto, che per molti anni ha partecipato alla vita attiva del Circolo Artistico Bergamasco, oltre alla mostra personale allestita alla Galleria “La Garitta” nel 1968, ha preso parte a numerose esposizioni collettive promosse dal sodalizio dal 1969 al 1982. Nel mese di novembre 1994, a dieci anni dalla morte dell’artista, il salone del Circolo Artistico in via Pignolo, 72 ha ospitato una mostra antologica postuma di sue opere, che ha suscitato un vasto interesse. E’ quindi con autentica soddisfazione che il Consiglio Direttivo del circolo Artistico Bergamasco concede il patrocinio alla mostra commemorativa promossa in occasione del ventesimo anniversario della scomparsa di questo illustre artista.

 

 

Cesare Morali

This is a demo image

AUTORITRATTO - 1948

This is a demo image

Personale alla “Garitta” - 1968

This is a demo image

Personale alla “Simonetta” - 1978

Agnoletto e lo scultore Piero Brolis

This is a demo image

Crocifissione

This is a demo image

Il sogno di Elia

This is a demo image

Con i prof. Savoldi e Tironi e il pittore Attilio Rossi

This is a demo image

Consegna della targa Premio d’Italia

Salsomaggiore - 1980

This is a demo image

Con lo scultore Ferruccio Guidotti

This is a demo image

Con lo scultore Stefano Locatelli

This is a demo image

LE BAGNANTI

This is a demo image

TROTTATORE - Bronzo

This is a demo image

ARLECCHINO E BALLERINA - 50x70 - Olio su tela - 1969

This is a demo image

CROCIFISSO

This is a demo image

LA TERRA NON TREMA PIU’

This is a demo image

IL MANISCALCO

This is a demo image

IL PASTORE

This is a demo image

TROTTATORE

This is a demo image

ADOLESCENTE

Resta aggiornato!

Copyright 2017 | Artigrafiche Mariani & Monti